“Non è mica cucina quella”, ha sentenziato Cipriani – uno dei più noti ristoratori italiani - riferendosi alle “prodezze” del trio di Masterchef Barbieri, Bastianich, Cracco. La questione è di quelle particolarmente dibattute, con chef e ristoratori professionisti che sempre più spesso cercano di rivendicare e difendere il proprio ruolo nei confronti di chi quotidianamente lo spettacolarizza in tv e di chi – in qualità di fruitore di tale spettacolo - si arroga il diritto di criticare tutto e tutti sentendosi un esperto enogastronomico solo perché segue il canale del Gambero Rosso alla tv ogni domenica.
La verità, come spesso accade, sta nel mezzo. Nell’epoca dei coocking show e dei social network in cui tutto è accessibile a tutti è molto facile smarrire il senso del rispetto nei confronti dell’altrui professionalità: ci bastano due righe lette in rete su vattelappesca.it o l’ultimo refrain di Barbieri (do you know mappazzone?) per contestare (spesso incivilmente) l’operato dello chef e del sommelier di turno, che diventano con effetto immediato degli incapaci, inaffidabili cretini, indipendentemente dagli studi fatti, dall’esperienza maturata e dalle fatiche profferte. E l’eco di certe critiche si espande in fretta: basta scorrere le pagine di Trip Advisor per rendersi conto di come la penisola sia cosparsa di “dotti" critici che con un solo click sentenziano spietatamente su tutto quanto passi sotto le proprie fauci. Il fenomeno riguarda peraltro svariati settori: dal medico al bancario passando per l’idraulico, un po’ tutti sono sotto la lente di ingrandimento della grande comunità virtuale.
Se certi atteggiamenti sono senza dubbio deprecabili tuttavia, il successo e la diffusione di quello che potremmo definire “modello Masterchef” può avere anche effetti positivi per il settore enogastronomico e non solo. Mai come in questi ultimi anni cibo e vino sono stati sulla bocca di tutti, e il boom di iscritti ad Istituti alberghieri e Facoltà di Agraria è lì a testimoniarlo. E se alcuni rimarranno delusi nello scoprire, con l’avanzare dell’età, che non è la carriera di Cracco ad attenderli, bensì un ben più modesto impiego nella pizzeria all’angolo, molti di più saranno coloro che grazie a un input del genere torneranno finalmente ad imparare un “mestiere”, merce sempre più rara in questa nostra declinante Italia, e a gettare le basi per lavorare in un settore che per il nostro paese resta pur sempre strategico.
Sia pur in mezzo a molti eccessi inoltre, lo sviluppo di uno spirito critico “di massa” va nella direzione di quel consumo consapevole a cui tutti sostengono di voler tendere, ma che solo passando attraverso qualche distorsione ed esagerazione potrà esplicare tutto il proprio dirompente effetto. La posizione di Cipriani finisce così col sembrare quella di chi, sentendo vacillare il piedistallo, si arrocca a difesa delle proprie posizioni pre-costituite senza accettare il confronto con un mondo che, inevitabilmente e per fortuna, sta andando avanti coinvolgendo sempre più persone a costi sempre più abbordabili.
Nelle parole di Cipriani sembra infine annidarsi il più classico dei ribaltamenti della realtà: il ristoratore parla di “imposizioni”, riferendosi al modello dei talent show, ma così facendo – oltre ad ignorare il fatto che nessuno è obbligato ad abbonarsi a sky né tantomeno a seguire Bastianich - guarda al consumatore come ad una sorta di minus habens, incapace di distinguere autonomamente fra ciò che merita e ciò che non merita, con la pretesa - lui sì - di imporre a tutti il proprio concetto di “vera” cucina.
E nell’attesa che anche i sommelier abbiano il loro Cracco, buon pressure test a tutti.
La verità, come spesso accade, sta nel mezzo. Nell’epoca dei coocking show e dei social network in cui tutto è accessibile a tutti è molto facile smarrire il senso del rispetto nei confronti dell’altrui professionalità: ci bastano due righe lette in rete su vattelappesca.it o l’ultimo refrain di Barbieri (do you know mappazzone?) per contestare (spesso incivilmente) l’operato dello chef e del sommelier di turno, che diventano con effetto immediato degli incapaci, inaffidabili cretini, indipendentemente dagli studi fatti, dall’esperienza maturata e dalle fatiche profferte. E l’eco di certe critiche si espande in fretta: basta scorrere le pagine di Trip Advisor per rendersi conto di come la penisola sia cosparsa di “dotti" critici che con un solo click sentenziano spietatamente su tutto quanto passi sotto le proprie fauci. Il fenomeno riguarda peraltro svariati settori: dal medico al bancario passando per l’idraulico, un po’ tutti sono sotto la lente di ingrandimento della grande comunità virtuale.
Se certi atteggiamenti sono senza dubbio deprecabili tuttavia, il successo e la diffusione di quello che potremmo definire “modello Masterchef” può avere anche effetti positivi per il settore enogastronomico e non solo. Mai come in questi ultimi anni cibo e vino sono stati sulla bocca di tutti, e il boom di iscritti ad Istituti alberghieri e Facoltà di Agraria è lì a testimoniarlo. E se alcuni rimarranno delusi nello scoprire, con l’avanzare dell’età, che non è la carriera di Cracco ad attenderli, bensì un ben più modesto impiego nella pizzeria all’angolo, molti di più saranno coloro che grazie a un input del genere torneranno finalmente ad imparare un “mestiere”, merce sempre più rara in questa nostra declinante Italia, e a gettare le basi per lavorare in un settore che per il nostro paese resta pur sempre strategico.
Sia pur in mezzo a molti eccessi inoltre, lo sviluppo di uno spirito critico “di massa” va nella direzione di quel consumo consapevole a cui tutti sostengono di voler tendere, ma che solo passando attraverso qualche distorsione ed esagerazione potrà esplicare tutto il proprio dirompente effetto. La posizione di Cipriani finisce così col sembrare quella di chi, sentendo vacillare il piedistallo, si arrocca a difesa delle proprie posizioni pre-costituite senza accettare il confronto con un mondo che, inevitabilmente e per fortuna, sta andando avanti coinvolgendo sempre più persone a costi sempre più abbordabili.
Nelle parole di Cipriani sembra infine annidarsi il più classico dei ribaltamenti della realtà: il ristoratore parla di “imposizioni”, riferendosi al modello dei talent show, ma così facendo – oltre ad ignorare il fatto che nessuno è obbligato ad abbonarsi a sky né tantomeno a seguire Bastianich - guarda al consumatore come ad una sorta di minus habens, incapace di distinguere autonomamente fra ciò che merita e ciò che non merita, con la pretesa - lui sì - di imporre a tutti il proprio concetto di “vera” cucina.
E nell’attesa che anche i sommelier abbiano il loro Cracco, buon pressure test a tutti.