In queste settimane il vino è stato ripetutamente sotto attacco ad opera dei soliti studi pseudo-scientifici che spacciano statistiche raffazzonate per scienza, e molte delle qualità e degli effetti benefici tipicamente associati ad esso sono stati messi in discussione, se non addirittura rovesciati. Nessuno potrà mai negare tuttavia la capacità del prezioso nettare di trasportarti con la mente altrove, in una esperienza che ha talvolta i caratteri del paranormale.
Capita cosi che in una calda giornata estiva in quel di Faenza sembri magicamente di trovarsi in riva al mare, in Costa Smeralda, dimenticando con due sorsi di vermentino di Gallura la calura e gli affanni della settimana appena trascorsa.
Il Vermentino è un vitigno coltivato prevalentemente fra Liguria, Toscana, Lazio, Corsica e, appunto, Sardegna, che predilige luoghi ben soleggiati e di collina, preferibilmente vicino al mare. In Costa Smeralda dà vita all'unica DOCG sarda, che ho deciso di assaggiare all'osteria La Baita nella versione superiore proposta dalla cantina Tondini. Il locale, da frequentatore assiduo del faentino, è uno dei più interessanti della zona, anche se affetto da un pizzico di "sindrome di Cracco", che spinge talvolta la cucina ad avventurarsi in accostamenti e ricercatezze quantomeno discutibili. La materia prima è comunque di qualità, e la carta dei vini di un certo interesse.
Il Karagnanj annata 2013 si presenta con un colore giallo paglierino di una certa intensità, dovuta presumibilmente alla macerazione pellicolare prefermentativa effettuata a temperatura controllata in modo da estrarre al meglio tutti gli aromi possibili, mantenendo per un po' il mosto a contatto con le bucce. La stessa macerazione pellicolare comporta inoltre una salificazione parziale dell'acido tartarico, riducendo così l'acidità del vino, che si presenta infatti fresco ma certo non affilato, anche grazie all'alcol (14,5%) che dona al vino una pseudo-dolcezza avvolgente per il palato.
Al naso dominano gli agrumi, l'albicocca e la macchia mediterranea, mentre in bocca si avverte una sfumatura amarognola di mandorla. Il grado alcolico importante, che richiederebbe di norma piatti di una certa struttura, non impedisce a questo vermentino di sposarsi a meraviglia con del carpaccio di pesce spada, e di fare la sua figura con dei tagliolini al ragu di mare povero, mandorle e ricotta affumicata. Difficile invece la partita con un carpaccio di salmone, la cui affumicatura ed intensità finiscono col sovrastare il bicchiere.
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